Dove siamo
Suore Sacra Famiglia
via Mami 411, Cesena
Telefono: 0547.334709
sacrafamcesena@gmail.com
Scopri di più su:
News
A La Verna per formarsi e per…conformarsi!26 Ottobre 2025 - 16:12
MASCI a LAVERNA26 Ottobre 2025 - 16:09
Il valore del tempo17 Luglio 2025 - 18:26
A, B, Charre17 Luglio 2025 - 18:23

A La Verna per formarsi e per…conformarsi!
La Verna 3 giorni di formazione spirituale per catechisti
Per il secondo anno siamo state a La Verna nel giorno dell’ottocentesimo anniversario del cantico delle creature.
Cosa dire di questa esperienza come ho detto a tutti ho passato 3 giorni di pace e amore nel senso più bello e pulito del termine.
3 giorni di risate pianti emozioni e tanto cibo, con persone che sono diventate per quel breve periodo famiglia, lontano dalle ansie della vita e dalle notifiche continue del cellulare visto che lì non prende.
La prima sera ci ha accolto una splendida stellata con una luna così luminosa da far sfigurare le luci della città e dalla casa, camminando nel giardino, alzando lo sguardo appariva lei, la cappella delle stimmate, bianca e bellissima che squarciava il buio, così luminosa da togliere il fiato.
La mattina, dopo una molto abbondante colazione, siamo entrati nel vivo della formazione, prima la presentazione del tema, il cantico delle relazioni, poi siamo partiti con due interpretazioni di fede sul brano di Zaccheo e alla fine,… il momento del deserto un ora di silenzio in relazione con Dio e con se stessi e neanche a dirlo, in molte di noi ha scatenato emozioni ,anche inaspettate, durante la condivisione finale.
Dopo pranzo siamo partite alla volta del santuario, insieme a tutti gli altri pellegrini abbiamo partecipato all’ora media e alla messa. Essendo il giorno di San Francesco abbiamo avuto l’onore di toccare il reliquiario del Sangue del Santo, io non l’ avevo mai visto e per me è stata un emozione forte, anche la confessione con padre Raffaele e’ stata emozionate e così molti di noi hanno anche raggiunto i requisiti per l’indulgenza plenaria, che dire, siamo uscite dalla chiesa tutte belle pulite, sono sincera io non l’ ho mai capita a fondo e invece sarà per il luogo o per tutta l’esperienza ma nel cuore ho sentito leggerezza e gioia.
La sera ho avuto la notizia: la messa del sabato era di solennità non prefestiva, quindi si torna al santuario la domenica, BELLISSIMO! io non avevo comprato i regali! Piccolissimo problema alle 10 chiudevano la strada per la corsa ciclistica, quindi l’ unica opzione era la messa delle 8 , sotto l’acqua e senza aver fatto colazione, nonostante la titubanza devo ammettere che la fatica e’ stata ripagata, una messa bellissima e molto sentita da tutti i partecipanti, che non erano quanti il pomeriggio prima, ma per essere le 8 di domenica mattina erano tante.
Tornate a casa e fatta finalmente colazione abbiamo fatto l’ultima attività a gruppi cioè valutare possibili consigli su cosa fare con e per i bambini.
Poi pranzo con lasagne, avevo detto che il cibo era tanto e tanto buono, pulizie e ahimè
…..CIAO LA VERNA CI VEDIAMO L ‘ANNO PROSSIMO…
MASCI a LAVERNA
Il MASCI (Movimento Adulti Scout) Cesena 6, composto da circa 25 adulti della parrocchia ed aperto a chi desidera vivere i valori scout da adulto, ha vissuto la tradizionale sua uscita di inizio anno il 13 e 14 settembre 2025 presso la casa “La Roccia” delle suore della Sacra Famiglia a Chiusi della Verna (AR). L’uscita è stata un’occasione di ritrovo dopo l’estate, dedicata in parte alle vacanze delle famiglie, ma anche al servizio come cambusieri ai campi dei ragazzi. Abbiamo riflettuto sull’anno trascorso che ci ha visto tagliare il traguardo dei primi 20 anni della nostra Comunità, ricordando le tante cose fatte, tra cui citiamo come perle preziose (ce ne sarebbero tante altre da ricordare) l’uscita a Pennabilli dalle suore, il Centenario dello scoutismo a Cesena, le Assemblee regionali del Masci a Carpi e Rimini, l’uscita di due giorni a Roma per il Giubileo delle associazioni, il ricco percorso di catechesi con Suor Ornella sulla lettera pastorale. E’ stato un anno intenso anche per l’impegno in parrocchia, per i momenti di vita diocesana tra cui ricordiamo il saluto al Vescovo Douglas, l’accoglienza del Vescovo Antonio Giuseppe e la messa per la Pace, nonché i momenti condivisi con il Gruppo Agesci Cesena 6. Non è mancata la vicinanza della comunità nei momenti più significativi vissuti dalle nostre famiglie ed evidenziamo, sentendolo molto, che tutti i lunedì alle 20.45 ci stiamo ritrovando in parrocchia a recitare un rosario per i malati, aperto a tutti.
Il sabato in uscita abbiamo fatto un incontro con Suor Ornella sul cantico delle creature e abbiamo vissuto l’esperienza di una camminata notturna nel bosco, intorno al monastero della Verna; la domenica mattina è stata dedicata, dopo le lodi, alla verifica dell’anno trascorso e alle proposte per il nuovo anno, decidendo che avrà come filo conduttore il tema della pace, che vorremmo approfondire sia a livello di vita quotidiana/famigliare, sia riflettendo sulla preoccupante spirale di guerre e scontri tra i popoli che stiamo vedendo in questi anni.
Don Simone ci ha raggiunti per il pranzo e nel pomeriggio abbiamo concluso l’uscita con la S. Messa.
Abbiamo condiviso che a guidare il cammino per il nuovo anno sarà come sempre una staff di membri della Comunità, coordinata dai nuovi Magister che saranno Silvia Bettini e Maurizio Bianchi, assieme all’Assistente don Simone; a tutti loro vanno i migliori auguri di buon servizio !
Il valore del tempo
Esattamente un mese fa partivamo
Quante aspettative e paure invadevano la mia testa quel giorno, ma era il mio cuore, colmo di bontà e desideri, a battere più forte.
Sapevo che una volta arrivati a destinazione saremmo stati in un altro continente, in un paese totalmente diverso dal nostro. Assurdo! Eppure quel luogo dall’altra parte del mondo è diventato casa.
Non c’è posto in cui mi sia sentita più accolta. Ci hanno circondati di un calore, di una generosità e di un’energia unici che non ci hanno mai fatto sentire stranieri, ma ospiti.
Ciò che più ho amato delle persone e dei bimbi che abbiamo conosciuto lì è il tempo. Lì ogni cosa richiede più tempo (e più sforzo) dall’avere i panni puliti al raggiungere un luogo. Ho visto persone malate attendere un giorno intero davanti al Centro di Salute per essere visitate; eppure nessun lamento, nessun litigio per chi fosse il primo della fila. Nessuna frenesia, nessuna impazienza. Solo attesa. Effettivamente loro di tempo ne hanno in abbondanza e altrettanto ne donano alle persone e alle cose. Ed è un tempo bellissimo e piacevole, incontaminato di fretta, nervosismo e pretesa. È tutta essenza, come ogni cosa di loro.
Credo di aver imparato che la noia si affronta essendo e vivendo il momento, non stando e sopportando, bensì considerando ogni cosa preziosa. Tenere in mano un’altra mano ed accarezzarla. Passavamo pomeriggi interi così con i bimbi ed il loro sorriso era sempre lo stesso dalla prima all’ultima carezza.
La loro cura ed attenzione per gli altri, la semplicità e spontaneità di ogni gesto, l’immensa dolcezza delle loro risate e gentilezza dei loro cuori, la forza in ogni sguardo mi hanno fatto conoscere una luce nuova e bellissima. Una luce che mi ha illuminata e mi ha fatto ritrovare. Stando lì ho riscoperto me stessa: chi sono e chi voglio essere per chi mi circonda.
Ho capito cosa conta davvero e compreso che tante delle ansie, delle forzature e delle convinzioni intrinseche alla nostra società non fanno altro che appesantirci, inquinare le nostre anime e sviarci dai reali obiettivi che dovremmo avere nella vita.
Devo dire che una delle mie paure più grandi, avvicinandomi al giorno della partenza dal Mozambico, era che una volta ritornata in Italia, alla mia vita quotidiana, la superficialità, l’irrequietezza e l’apatia del nostro mondo avrebbero pian piano affievolito quella luce preziosissima che mi faceva sentire così fortunata, ma anche un po’ gelosa: come se fosse un tesoro mi sentivo di doverla tenere stretta e lontana da chi me la avrebbe potuta rubare o rovinare.
Ora, a distanza di settimane dal nostro ritorno, ho compreso che quella luce vive dentro di me, nessuno me la porterà via se io non voglio.
Anzi posso fare di più, posso condividerla. Posso trasmettere quella scintilla che si è accesa dentro di me alle persone che mi stanno intorno.
Non smetterò mai di ringraziarli per tutto l’amore e gli insegnamenti.
Come già avevamo tutti immaginato prima di partire sono loro ad averci dato più insegnamenti ed è lì, in quella terra, ad essere presente la vera ricchezza.
Mi mancano tanto.
Elisa Rinaldini
A, B, Charre
Ricevuto il mandato del vescovo Anselmi, con le valigie piene di desiderio e aiuti per la missione ricevuti davanti amici, il 12 giugno siamo partiti.
La casa che ci ha ospitato è stata aperta nel 2006 dalle Suore Francescane della Sacra Famiglia all’interno di una missione già esistente a Charre, un villaggio nel nord del Mozambico poco lontano dal confine con il Malawi, dove è presenta una scuola media e superiore.
Ad oggi le suore che vivono lì sono tre e oltre a condividere la vita,le gioie e le fatiche, con le persone del luogo, promuovono e animano tre progetti:
casa Nazaré, l’internato femminile (una sorta di collegio) che ospita 28 ragazze tra i 12 e i 20 anni che altrimenti non potrebbero frequentare la scuola, troppo lontana dai loro villaggi. Qui non solo hanno vitto e alloggio ma vengono anche seguite nei compiti e nella loro crescita personale
salva una vita, la distribuzione di latte in polvere una volta al mese a diversi bambini sotto l’anno di vita le cui madri sono morte o non possono allattarli per svariati motivi, il più frequente è l’AIDS. Le famiglie vengono visitate regolarmente e sostenute nel loro cammino.
A,B,Charre, la “scuolina” che offre a 30 bambini di prima elementare la possibilità di imparare a leggere, scrivere e contare dal momento che non sempre la scuola è efficiente, dando loro anche il tempo per giocare e stare insieme e apprendere valori di uguaglianza fra maschi e femmine ( la svalutazione della donna è una ferita molto aperta in questa nazione).
A noi è stato chiesto prima di tutto di entrare e stare in quella realtà, ancora prima che fare qualcosa di concreto. Può sembrare banale ma stare all’interno di una cultura così diversa dalla nostra non è stato scontato, sono tanti gli elementi che entrano in gioco. Certo noi avevamo il continuo confronto con le nostre vite in Italia e la loro povertà ci feriva, ma c’erano anche le loro usanze, il loro cibo che ci immergevano in qualcosa di nuovo.
Quando siamo arrivati per esempio era ora di cena eppure i bambini, avvisati dalle suore del nostro arrivo, ci hanno aspettato e accolto con un bellissimo cartellone. L’ospite infatti ha una straordinaria importanza e molti l’hanno sottolineato con vari gesti.
I nostri servizi strutturati sono stati dipingere l’esterno dell’internato e a gruppi aiutare i bambini di A,B,Charre, per il resto abbiamo fatto delle visite alle famiglie, trascorso del tempo e giocato,giocato,giocato, con le ragazze dell’internato e con i numerosissimi bambini che messo piede fuori casa ci aspettavano. Divertente e coinvolgente sono stati i tornei di calcio e basket giocati nei pomeriggi con i ragazzi dell’internato maschile (parte della missione). Anche qui un incontro fra culture e stili sportivi…diversi.
La bellezza era stare insieme, anche se si ripetevano gli stessi bans e giochi dei giorni prima, un abbraccio, uno sguardo, un sorriso già erano sufficienti per sentire la gioia dell’ incontro. Questo mi è stato dimostrato anche dalle ragazze dell’internato che hanno chiesto a noi ragazze di unirci a loro per le danze della liturgia della domenica è del mercoledì. Una di loro in particolare ci ha ringraziato perché abbiamo accettato,,
Charre ci ha regalato tanto, a ognuno qualcosa di diverso, se dovessi riassumere in una parola direi semplicità, un enorme tesoro che qui spesso perdiamo. La semplicità della vita dovuta alle mancanze materiali ma anche la semplicità nelle relazioni che ti mostra l’essenziale, la semplicità nel gioire delle piccole cose. Spesso mi venivano in mente i tanti oggetti o le attività che ho qui in Italia o quello che si fa pur di provare emozioni forti, qualcuno dice per “sentirsi vivi”, eppure abbiamo sperimentato che il cuore si riempie di gioia anche ballando insieme, facendo giocare dei bambini. Perché ce ne dimentichiamo? Perché inseguiamo il “di più” senza fermarsi su ciò che basterebbe?
Quel cuore così colmo di gioia è stato uno dei tanti doni del Signore, perché quando cadono tutte le barriere anche per Lui è più facile farsi sentire. Provvidenziale è stato leggere nella liturgia pochi giorni dopo il nostro arrivo l’esortazione di Paolo, (2Cor 6,10) ad essere “come poveri, ma capaci di arricchire molto; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!”. Disarmati, poveri in parte materialmente ma soprattutto perché privi di strumenti dietro cui nasconderci ci rimaneva la nostra umanità, quella che in fondo tutti gli uomini condividono. Così nelle persone che ci erano accanto, nei fratelli e nelle sorelle che avevamo la grazia di incontrare si manifestava quel Signore che si è fatto carne e continua ad abitare in mezzo a noi.
A Charre c’era la terra rossa. per quanto la si spazza dopo poco ritorna ed è quasi impossibile far scomparire tutti i granelli, all’inizio ci litighi, poi lo accetti. Credo che quello che abbiamo vissuto sia come quella terra rossa, col passare del tempo potremmo dimenticarci tante cose, spazzare via il grosso, ma qualche granello di sabbia nel cuore rimarrà sempre.
(Elisabetta Fogacci -21 anni Universitaria- una delle tre accompagnatrici)
Sfumature missionarie…
Siamo un gruppo di ragazzi del liceo scientifico A. Einstein di Rimini, quest’inverno abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio. Si tratta di una missione umanitaria in Mozambico, in particolare a Charre. L’esperienza per noi è iniziata quest’inverno con delle “lezioni” di preparazione e continua tutt’ora, con le diverse testimonianze dell’esperienza fatta. La parte dell’esperienza più intensa e coinvolgente è sicuramente quella del viaggio, in cui abbiamo avuto la possibilità di entrare in pieno nella vita locale. Ci siamo sentiti pienamente accolti e integrati nella vita del paese di Charre e quindi una delle attività migliori che potessimo mai fare durante le giornate là era passare il tempo con i/le ragazzi/e e i/le bambini/e. Ho sentito che ogni persona incontrata in questo viaggio mi abbia in qualche modo arricchito, considero questa esperienza estremamente formativa e arricchente. Personalmente avevo già vissuto un’esperienza di viaggio in Africa con gli scout e nonostante per certi tratti siano state due esperienze molto simili, ci sono tantissime differenze che mi hanno fatto vivere il Mozambico come una continua novità. Noi tutti che abbiamo avuto la possibilità di compiere questo viaggio siamo stati portati in un luogo unico al mondo e non replicabile altrove, sia per quel che riguarda la morfologia del territorio, la cultura e la storia del paese, sia per quel che riguarda la fantastica comunità che ci ha ospitato. A casa mi porto tantissima consapevolezza, a distanza di giorni del ritorno in Italia sento di aver vissuto un’esperienza profondamente arricchente e penso che in me ci siano stati cambiamenti. Sicuramente è un’esperienza che ti offre un diverso punto di vista e permette di cambiare prospettiva, facendoti uscire dai nostri soliti schemi e dalla nostra zona di confort. Mi porto a casa la consapevolezza di tutto ciò che ho visto, imparato e vissuto, tale consapevolezza non è da dimenticare o ignorare ma è fondamentale considerarla nelle decisioni di tutti i giorni, ricordandosi che a Charre in Mozambico c’è una comunità che ci ha accolto e amato.
Marco Foschi
Questo viaggio mi ha fatto capire che ho due famiglie: una a Rimini e una in Mozambico.
La seconda non è di sangue, ma ha accolto me e i miei compagni come fossimo i più amati dei figli.
Ho trovato fratelli e sorelle dall’altra parte del pianeta.
Eppure, anche se viviamo sullo stesso pianeta, sembriamo appartenere a due mondi completamente diversi.
Quello del popolo mozambicano è un mondo in cui si donano tre dei dieci chicchi di mais della colazione a uno sconosciuto, solo perché poter donare, con amore, una parte di sé è un onore. È un modo per dirti che sei importante.
E lo sono stati anche per me, per avermi spinta a fare un viaggio così.
Il loro è un mondo di comunità, in cui tutto è di tutti, ci si aiuta, ci si conosce, ci si riconosce come un grande popolo.
Un popolo che vede l’anima in ogni cosa e la rispetta con amore, perché ognuno è degno di vita, di essere conosciuto, toccato, e, a volte, persino cullato o cantato se si è fatto male.
È indescrivibile la gioia che si legge negli occhi di qualcuno quando scopre che uno sconosciuto ha affrontato tre giorni di viaggio solo per amare il suo sorriso.
È indescrivibile la gratitudine di ricevere due polli da chi non ha nulla, solo per condividere un po’ della propria vita con chi è arrivato da lontano per conoscerli.
Tra balli tradizionali con le capulane, canzoni piene di vita, treccine, capanne, baobab, camionette, motociclisti, il tagliare le verdure insieme alle giovani donne della scuola, un due tre stella, carezze, giochi e girotondi con i bambini, si è costruito un legame che va oltre il colore della pelle, oltre la cultura, oltre gli oceani, va dritto all’anima, e lì ci abbraccerà per sempre.
Ho imparato ad ascoltare, non solo i miei bisogni, ma anche quelli del bambino più piccolo e magrolino.
Ho ristabilito le mie priorità e ho imparato a guardare con occhi nuovi le persone, le cose che mi circondano e anche me stessa.
La vita è bella.
È bella, e va amata, perché spesso non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati e di quante cose diamo per scontate.
Non so perché io sia nata con queste opportunità e una ragazza identica a me, con lo stesso amore per la famiglia e obiettivi invece no.
Non so chi lo abbia deciso, ma so che non sprecherò quello che mi è stato dato, e farò il possibile anche per chi non può farlo.
Grazie, Charre.
Tana Aurora
Chi ha il sorriso più bello?
L’esperienza in Mozambico è stata senza dubbio uno dei momenti più intensi e trasformativi della mia vita. Arrivata con il cuore aperto e tante speranze, non sapevo cosa aspettarmi, ma fin dal primo istante sono stata accolta con un calore e una semplicità che mi hanno commossa profondamente. Le suore ci hanno aperto le porte del loro cuore, della loro casa e della loro quotidianità, mostrandoci un mondo fatto di semplicità, fede e dedizione totale agli altri. Un ringraziamento speciale va a loro, che ci hanno mostrato il volto più autentico del servizio agli altri. Grazie di cuore per averci accolto come famiglia, per averci aperto gli occhi e il cuore, e per averci insegnato che anche un piccolo gesto può cambiare una giornata. Per questo grazie a Suor Sandra che ci ha seguiti per tutto il viaggio di andata e di ritorno, grazie a Suor Sindy per averci insegnato la dolcezza e grazie a Suor Carmen per averci mostrato la passione per l’istruzione dei bimbi. Oltre a loro grazie a Suor Nadia per averci permesso di vivere l Africa e grazie a Suor Chiara per averci accompagnati e aver portato tanta comicità.
Durante quei giorni, ho visto con i miei occhi la povertà, ma anche la forza e la dignità di un popolo che, nonostante tutto, sorrideva e affrontava ogni difficoltà con un sorriso. Ho insegnato, ho imparato, ho pianto e riso insieme a bambini e adulti, scoprendo quanto può essere potente un gesto di solidarietà e quanto può cambiare il cuore di chi dà e di chi riceve.
Quel viaggio mi ha lasciato nel cuore un senso profondo di gratitudine e umiltà. Mi ha insegnato che la vera ricchezza non sta nelle cose materiali, ma nella capacità di amare senza condizioni, di donare senza aspettarsi nulla in cambio, e di apprezzare la semplicità. I bambini mi hanno insegnato cos’è la curiosità e la condivisione: ogni qualvolta che avevano qualcosa, anche un solo chicco di mais venivano da noi per farcelo assaggiare, sottraendolo a se stessi.
Ma tra tutti i ricordi, uno in particolare rimarrà inciso nel mio cuore: il rapporto che si è instaurato con Finu, un bimbo di soli 6 anni. Con il suo sguardo curioso e il sorriso che illuminava il suo viso, mi ha insegnato cosa significa davvero la speranza. Nonostante le difficoltà, ha mostrato una forza e una dolcezza che mi hanno commossa profondamente. Con lui ho condiviso momenti di gioco, sogni e semplici abbracci, e in quegli istanti ho capito quanto possa essere potente l’amore in questi viaggi missionari. Finu l’ultimo giorno di missione ha deciso di disegnarmi un cuore su un foglietto, e io l ho conservato e inciso sulla mia pelle per sempre.
Tornare a casa non è stato facile, perché il mio cuore è rimasto in Mozambico, tra quelle persone straordinarie. Porterò sempre con me il ricordo di questa esperienza, un ricordo di amore, speranza e umanità che mi accompagnerà per tutta la vita. Inoltre, conservo il desiderio di poter tornare presto a condividere ancora un po’ di luce in un mondo che ne ha così tanto bisogno e soprattutto spero di aver lasciato un pezzetto di me alle persone.
Emma Casadei
Quest’estate, tra il 12 e il 28 giugno, ho vissuto un’esperienza indimenticabile: ho partecipato a una missione umanitaria nel villaggio di Charre, in Mozambico. Nonostante la breve durata dell’esperienza e il fatto che non conoscessi la lingua locale, quei giorni hanno lasciato un segno profondo nel mio cuore. Tra giochi con i bambini, lavori di ristrutturazione e momenti di condivisione, ho scoperto uno stile di vita e una realtà completamente diverse da ciò a cui ero abituato, arrivando anche a toccare con mano la difficile situazione di uno dei popoli più poveri al mondo. Appena arrivati, dopo un lungo e duro viaggio, sono stato colpito dalla bellezza della natura incontaminata, ma anche dai segni evidenti della povertà: case di fango e paglia, strade che in Europa sarebbero considerate inagibili, bambini scalzi e persone affamate. Eppure, nonostante queste difficoltà, le persone ci hanno accolto con un sorriso sincero, tanta curiosità (ricambiata) e un’allegria commovente.
Importantissimo in questo viaggio è stato il tempo trascorso con i bambini. Ognuno di loro aveva una storia diversa, alcune più difficili di altre, ma tutti avevano qualcosa da insegnarti. Sono rimasto particolarmente colpito da come si divertiva un bambino usando solo un pezzo di cartone e degli auricolari rotti, faceva finta di ascoltare la musica. Una delle lezioni più importanti che questo luogo mi ha insegnato è stata: “accontentati di ciò che hai, perchè hai più di quanto credi”.
Con i ragazzi della nostra età la barriera linguistica iniziò a farsi sentire, noi non parlavamo “cisena” e capivamo poco di portoghese, ma in nostro soccorso arrivarono il calcio e il basket, che ci permisero di stringere tante amicizie e ci diedero tanto divertimento. Oltre ai giochi ci siamo dedicati anche ad altre attività, sia domestiche come cucinare, lavare piatti e posate, pulire i panni a mano, ecc. Che per la comunità del villaggio, come dipingere l’internato femminile e pulire un pozzo. Questa missione mi ha fatto scoprire lo stile di vita semplice e paziente africano e mi ha insegnato che non servono grandi discorsi per fare la differenza. A volte bastano un sorriso, un aiuto o un pallone condiviso per creare un legame. Tornerò a casa con il cuore più ricco, portando con me la lezione più importante: la felicità non sta nelle cose materiali, ma nelle relazioni umane.
Tommaso Listorto