16 luglio 1871 – 16 luglio 2021
150 anni trascorsi nel segno dell’amore
NON VOGLIAMO DIMENTICARE
La mancanza di memoria cancella l’identità. Chi non ricorda cosa ha vissuto, chi ha incontrato, quali fatti hanno costruito la propria storia, non sa chi è. L’identità di una persona, ma anche quella di una famiglia e non meno di una famiglia religiosa, è frutto dello stratificarsi di innumerevoli intrecci di vita, il germogliare di semi su terreni fertili perché macerazione di eventi di vita.
Allora non vogliamo dimenticare. Non vogliamo dimenticare la storia vissuta. Non quella fatta di eventi impersonali, astratti, da leggere sui libri, ma quella fatta di volti, di gesti, di dolori, di gioie, di drammi e di speranze, di attenzioni ma anche di disattenzioni, non vogliamo dimenticare la storia fatta di vita … insomma.
Non dimenticarti, ripete infinite volte la Parola di Dio.
“Ma bada a te e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli”. (Dt 4,9)
VOGLIAMO RICORDARE
C’è una memoria del cuore ben più importante di quella della ragione. Per avere traccia degli eventi basta dotarsi di strumenti tecnologici. Una volta erano scritti, magari fatti a mano; poi sono divenute stampe. Poi si sono aggiunte fotografie, e insieme oggetti, luoghi. Oggi abbiamo gli strumenti digitali: migliaia di immagini dentro piccole scatole, migliaia di parole dentro invisibili circuiti. Un click e tutto ritorna presente.
È tutto molto importante. A noi serve vedere e toccare, ascoltare e rimeditare.
Ma più importante è “ricordare” cioè letteralmente “ritornare al cuore”, ritornare lì dove le cose sono custodite, protette perché preziose, perché non vadano perdute ma costituiscano un tesoro prezioso a cui attingere.
E ricordare è opera di Dio. Dio si ricorda, è presente a quello che fa e a quello che succede, sempre, con tutto sé stesso. Perché tutto è prezioso hai suoi occhi. “Il Signore si ricorda di noi” (Sal 115,12), ci ricorda il salmista.
VOGLIAMO BENEDIRE e RINGRAZIARE
A questa memoria custodita dal cuore di Dio vogliamo attingere e della storia vissuta, degli eventi, delle persone, delle esperienze, di tutto vogliamo “dire bene” cioè vogliamo riconoscerne l’autore, la fonte e rendergli grazie.
Non vogliamo chiudere gli occhi sugli errori, sulle fragilità, sulle meschinità di fronte alle esigenze dell’amore. Ma ci sono cose importanti e cose meno importanti, c’è una verità che va detta per aprire orizzonti di futuro che abbia il sapore della vita, del dono, della riconoscenza, della benedizione.
Di tutto vogliamo riconoscere l’autore, l’origine e la fonte.
C’è un grande “regista” in tutta la nostra storia. Il suo progetto, il suo pensiero, il suo stile, il suo amore, il suo far “concorrere tutto al bene” (cfr Rm 8,28), di questo è rimasta soprattutto traccia nella nostra storia, una traccia che vorremmo non andasse perduta.
VOGLIAMO FAR CRESCERE LA GRATITUDINE
E ritorniamo così al cuore. Un cuore grato, che non dimentica, che ricorda, che benedice e che ringrazia sia il frutto di questo anno di grazia che ci è concesso di vivere.
Un anno che, per tutti questi motivi, per noi non può che essere celebrato come anno della gratitudine.
suor Daniela

COSTRUENDO IL GRATO PERCORSO
Imbastire pezzetti di vita, di storia, raccolti dalle fraternità di tutta la famiglia religiosa è stata occasione di scoperta di gesti, pensieri, sogni, parole di cui non mi sarei mai accorta, che ci rendono orgogliose, grate e stupite di essere parte di questa trama in cui Dio ci ha invitate a partecipare.
Fiducia e speranza sono i semi raccolti nell’entrare in questo lavoro di “riassunto storico umano”.
E’ evidente infatti che Dio opera nelle nostre piccolezze e povertà che quindi anche oggi non possono essere l’alibi per non spendersi con generosità. Tutt’altro!!!
Il mettere mano alla “storia” passata, vissuta delle nostre sorelle, in tempi non meno difficili della attuale pandemia, ci ha fatto bene ed in molti momenti le loro esperienze ci hanno proprio commosse.
Tante le risposte date alle fragilità che bussavano alla porta. Grazie all’apertura del cuore e alla fantasia dello spirito, le emergenze diventavano come fili per tessere un quotidiano fatto di carità e amore per il prossimo.
L’esempio poi di sr Benedetta e della fraternità di Firenze che non si sono fermate nemmeno davanti alle armi dei soldati, mi fa toccare con mano che la vita donata al Signore riceve quella forza che permette di affrontare anche i pericoli più spaventosi.
Con gratitudine rinnovata suor claudia e suor chiara
Che bel 150esimo!!!!
Per noi Suore della Sacra Famiglia, l’anno 2021 è stato davvero ricco di benedizioni. La città di Modigliana, in modo particolare, in occasione dei 150 anni di Fondazione della nostra famiglia religiosa, ha assistito alla realizzazione di vari eventi, tutti concentrati nei mesi giugno e luglio: Anniversario dell’arrivo di Madre Teresa Lega a Modigliana; Inaugurazione del monumento alla memoria di Suor Benedetta Pompignoli, suora francescana della Sacra Famiglia “GIUSTA TRA LE NAZIONI”; Inaugurazione dell’”ANNO DELLA GRATITUDINE” e del “CAMMINO DELLA GRATITUDINE”; XXIII Capitolo Generale Ordinario.
Andiamo per ordine cronologico:
Il cipressino protettivo
Potrebbe sembrare anacronistico ritrovarsi in piena estate per dedicare uno spazio ed una stele ad una anziana suora morta da decenni e che pochi ricordano. Eppure, siamo contente di essere qui. Siamo felici che la proposta di don Massimo abbia trovato il favore dell’amministrazione comunale, delle istituzioni affinché si facesse un po’ di spazio alla storia di suor Benedetta nella sua città natale. Abbiamo bisogno che la storia ci tocchi per comprendere che siamo chiamati a fare storia e penso ai nostri giovani ai ragazzi. Hanno il diritto di sapere e vedere che la storia non è solo tra le pagine dei libri, ma abita i luoghi dove vivono, è fatta anche dalle persone della loro città, parrocchia, da persone a loro vicine. La storia di suor Benedetta Pompignoli inizia a Modigliana, nel 1876 e termina a Brisighella nel 1968. Tutta la sua vita religiosa la vive a Firenze e Firenze, è la città della sua vita. Durante la seconda guerra mondiale, nella nostra comunità allora in Via del Serraglio, una zona molto colpita dai bombardamenti, le sorelle della fraternità si occupavano di accoglienza di ragazze studenti, che si trovavano in situazioni di difficoltà con l’opera chiamata “Protezione della Giovane”, svolta in collaborazione con la Diocesi e con le forze pubbliche. Quando, alla fine del 1943 e inizi del 1944, la situazione per la comunità ebraica in Firenze diventa drammatica, numerose comunità religiose si aprono all’accoglienza offrendo segretamente, e a rischio della loro stessa vita, riparo, conforto, aiuto e, per diversi di loro, salvezza. Anche suor Benedetta e tutta la comunità aprono la porta della loro fraternità. Racconta una testimone del tempo:
“Il pomeriggio stesso scappammo senza neppure una valigetta e ci recammo di nuovo alla “Protezione della giovane”, dove la superiora, sebbene avesse molte ospiti, fra cui alcune nelle nostre condizioni, ci aprì ancora una volta le braccia”. Questa superiora era suor Benedetta.
In una sua lettera, datata 19/12/1944 e indirizzata alla Superiora Generale della Congregazione che viveva in Cesena e della quale non aveva più ricevuto notizie da vari mesi, proprio a causa della guerra, scrive:
“Siamo tutte vive malgrado tutte le peripezie della guerra. Abbiamo superato tutto: pericoli, paure, difficoltà grandissime”. CHE BELLO QUESTO PLURALE. Non viene aggiunto molto altro, perché scriverne voleva dire esporsi a gravissimi pericoli.
Gran parte di ciò che è stato vissuto non ci è stato dato di conoscere. Ma i gesti di bene non sono stati dimenticati.
Una giovane insegnate, Miranda Servi, cercava rifugio per lei e per la madre anziana e ammalata, ha lasciato una breve testimonianza scritta, datata 21/09/1944, ritrovata negli archivi della comunità ebraica di Firenze. In essa viene ricordata, tra altre persone, suor Benedetta. Queste le sue parole:
“Suor Benedetta, superiora del Convento della Sacra Famiglia – Protezione della Giovane – via Serragli, 21 – ci ha accolto il 16 novembre 1943 per pochi giorni, finché scappammo dal Convento, avendo saputo della retata del vicino Convento del Carmine; ci ha accolto una seconda volta il 17 marzo ’44 e ci ha ospitato fino al 30 luglio, nonostante che gravi sospetti gravassero sul Convento, che proteggeva altre due famiglie di ebrei italiani e una di ebrei apolidi. Insieme alle altre suore ha reso meno triste la nostra reclusione ed ha assistito mia madre durante la sua grave malattia; si è comportata coraggiosamente durante una perquisizione ed un interrogatorio”.
È proprio sulla base di questa testimonianza che la figlia di Miranda, Sara, anche lei all’oscuro della vicenda fino al ritrovamento di questo scritto, ha chiesto per suor Benedetta il conferimento di questo riconoscimento.
Il cipresso, è colpito dal vento e si adagia, si reclina su un lato. Il vento, abbiamo immaginato sia la realtà delle leggi raziali, del fascismo. Spingevano forte, in un’unica direzione ed hanno piegato diverse persone e situazioni. Ma lo stesso cipresso, nel suo reclinarsi sembra farsi protezione, rifugio, luogo sicuro. Quando si aprono le braccia, il cuore, la vita, la porta di casa, non si mantiene la stessa posizione. Non rimane la stessa forma, ed un cipresso inclinato, non è più un io slanciato e solitario, ma un noi, forse affaticato ed impegnato, forse sta preparandosi per lavare dei piedi…
Questo cipresso, è composto da tante tessere. Che bello pensare che possano rappresentare i tanti gesti della vita di suor Benedetta, non solo a quello più forte! E non posso fare a meno di pensare non solo al dono della sua vita nel nome di Dio ma, i gesti e la vita delle tante sorelle che ci hanno precedute, che hanno sfidato il vento di situazioni difficili e particolari, ma anche il vento delle piccole e grandi fatiche di ogni giorno. I tanti gesti di cura e di protezione, di consolazione e di stimolo, di accoglienza e di dono che sono certa molti Modiglianesi e non solo ricorderanno.
Che bello pensare a quanto, la presenza del Signore, abbia reso la vita di tante donne, anche semplici, anche umili così determinate e forti, capaci di non voltarsi dall’altra parte difronte al dolore degli altri, capaci di determinazione davanti alle necessità di ragazze e giovani. Capaci di vivere fino in fondo, senza spezzarsi.
150° anni trascorsi nel segno dell’amore
NON VOGLIAMO DIMENTICARE
La mancanza di memoria cancella l’identità. Chi non ricorda cosa ha vissuto, chi ha incontrato, quali fatti hanno costruito la propria storia, non sa chi è. L’identità di una persona, ma anche quella di una famiglia e non meno di una famiglia religiosa, è frutto dello stratificarsi di innumerevoli intrecci di vita, il germogliare di semi su terreni fertili perché macerazione di eventi di vita. Allora non vogliamo dimenticare. Non vogliamo dimenticare la storia vissuta. Non quella fatta di eventi impersonali, astratti, da leggere sui libri, ma quella fatta di volti, di gesti, di dolori, di gioie, di drammi e di speranze, di attenzioni ma anche di disattenzioni, non vogliamo dimenticare la storia fatta di vita … insomma. Non dimenticarti, ripete infinite volte la Parola di Dio.
“Ma bada a te e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli”. (Dt 4,9)
VOGLIAMO RICORDARE
C’è una memoria del cuore ben più importante di quella della ragione. Per avere traccia degli eventi basta dotarsi di strumenti tecnologici. Una volta erano scritti, magari fatti a mano; poi sono divenute stampe. Poi si sono aggiunte fotografie, e insieme oggetti, luoghi. Oggi abbiamo gli strumenti digitali: migliaia di immagini dentro piccole scatole, migliaia di parole dentro invisibili circuiti. Un click e tutto ritorna presente. È tutto molto importante. A noi serve vedere e toccare, ascoltare e rimeditare. Ma più importante è “ricordare” cioè letteralmente “ritornare al cuore”, ritornare lì dove le cose sono custodite, protette perché preziose, perché non vadano perdute ma costituiscano un tesoro prezioso a cui attingere. E ricordare è opera di Dio. Dio si ricorda, è presente a quello che fa e a quello che succede, sempre, con tutto sé stesso. Perché tutto è prezioso hai suoi occhi. “Il Signore si ricorda di noi” (Sal 115,12), ci ricorda il salmista.
VOGLIAMO BENEDIRE e RINGRAZIARE
A questa memoria custodita dal cuore di Dio vogliamo attingere, e della storia vissuta, degli eventi, delle persone, delle esperienze, di tutto vogliamo “dire bene” cioè vogliamo riconoscerne l’Autore, la fonte e renderGli grazie. Non vogliamo chiudere gli occhi sugli errori, sulle fragilità, sulle meschinità di fronte alle esigenze dell’amore. Ma ci sono cose importanti e cose meno importanti, c’è una verità che va detta per aprire orizzonti di futuro che abbia il sapore della vita, del dono, della riconoscenza, della benedizione. Di tutto vogliamo riconoscere l’autore, l’origine e la fonte.
C’è un grande “regista” in tutta la nostra storia. Il suo progetto, il suo pensiero, il suo stile, il suo amore, il suo far “concorrere tutto al bene” (cfr Rm 8,28), di questo è rimasta soprattutto traccia nella nostra storia, una traccia che vorremmo non andasse perduta.
VOGLIAMO FAR CRESCERE LA GRATITUDINE
E ritorniamo così al cuore. Un cuore grato, che non dimentica, che ricorda, che benedice e che ringrazia sia il frutto di questo anno di grazia che ci è concesso di vivere.
Un anno che, per tutti questi motivi, per noi non può che essere celebrato come anno della gratitudine.
In questo cammino raccontiamo, come dagli inizi fino ad oggi, noi, figlie di Madre Teresa, a coloro che bussavano alla porta del convento e del cuore, e incontrando la loro fragilità, ovunque siamo (Italia, Colombia, Mozambico) ci siamo fatte carico del loro dolore e fatiche e abbiamo saputo dare una risposta al loro bisogno. Di tutto questo ringraziamo e continuiamo a mantenere aperte le porte del bene grazie anche alla collaborazione di tante persone sensibili alla fragilità del fratello o sorella.
Continuiamo a rendere grazie al Signore per i tanti ed innumerevoli doni ricevuti.
150 grazie….sulle orme di suor Teresa!!
Esattamente 150 anni fa, Suor Maria Teresa Lega iniziò un nuovo cammino per accogliere tante povertà: materiali e spirituali.
La risposta al “bisogno di famiglia” si concretizzò con l’accoglienza delle prime tre bambine e poi fu un susseguirsi di aiuti tesi ad alleviare gli orrori della guerra, del razzismo, della dignità della donna.
Il suo cammino ha segnato una strada che arriva fino ad oggi! C’è ancora tanto bisogno di aiuto! I tempi sono cambiati, la società, tra ricchezze materiali e tecnologie, si è evoluta, ma vecchie e nuove fragilità continuano ad abitare nelle persone.
Domenica 6 giugno siamo stati accolti dalle suore nella “Casa” di Modigliana, divisi in gruppi abbiamo ripercorso in sette tappe i luoghi simbolo di suor Teresa.
Le suore ci hanno coinvolto in profonde riflessioni su temi importanti come: la fatica per tanti giovani di sognare un futuro, le difficoltà di integrazione dei migranti tra chiusure e nuove sfide, la dignità della donna spesso calpestata. Tra le fragilità anche la povertà spirituale e la solitudine. Quest’ultima spesso isola, impedisce nuove relazioni, crea una barriera che rende difficile un canale comunicativo aperto.
Il messaggio che arriva da lontano è che “insieme” si possono accogliere e contrastare con forza tante vecchie e nuove fragilità.
L’ispirazione della fondatrice partì da un piccolo paese per varcare i confini ed arrivare fino alle povertà della Colombia e del Mozambico.
L’impegno delle suore per l’aiuto agli altri è incommensurabile! Precise ed organizzate nelle varie attività che svolgono, continuano ad essere per noi un grande esempio! Grazie.
Paola e Silvano
Memoria, gratitudine e ricerca di fragilità accolte che generano frutti di vita nuova, sono state il cuore che ha accompagnato e segnato il pomeriggio di domenica scorsa 6 giugno nella casa madre a Modigliana delle suore della Sacra Famiglia, in cui si è celebrato con gioia i 150 anni della fondazione della loro famiglia religiosa.
Un pomeriggio preparato davvero con cura attenta dalle carissime amiche suore, che insieme ad altri preziosi amici e collaboratori, hanno saputo trasmetterci, in una atmosfera giocosa e gioiosa, le tante ricchezze nate in questi anni, a partire dalle virtù umane e spirituali della loro fondatrice Suor Maria Teresa Lega, alle tante altrettanto meravigliose testimonianze di vita e di dono che le stesse suore hanno vissuto e ci hanno trasmesso e raccontato.
Un pomeriggio segnato da una gratitudine al Signore che nasce dall’aver saputo coltivare negli anni una visione attenta e accogliente di tutte quelle realtà più difficili e fragili che si celano negli angoli del mondo e attorno a noi, realtà che possono essere decisamente complesse e dolorose, che necessitano di educazione paziente del cuore, di cure e guarigioni fisiche e spirituali, ma che, una volta accolte e amate, diventano segni di speranza e rinascita per tante vite e volti concreti. Un pomeriggio in cui all’interno di una sola casa (perché la pioggia che scendeva copiosa non ha permesso di muoversi per le vie di Modigliana) si è potuto comunque viaggiare nel tempo ed in luoghi lontani del mondo, nutrendo il cuore di bellezza e di speranza che l’agire coraggioso dell’amore può generare fiumi di bene, di rispetto e di fecondità, perché il Signore può dare ogni giorno un nuovo pieno compimento a ciò che è stato, con l’opportunità sempre aperta di sentirsi integrati e riconciliati anche negli aspetti più dolorosi della propria storia.
Ripensando a questa domenica di gratitudine a Dio per il dono grande delle suore della Sacra Famiglia, viene da pensare allora che questa pioggia che ha segnato tutta la giornata possa essere vista con gli occhi nuovi con cui loro guardano al mondo e alle fragilità, ed essere segno del Signore di quella abbondanza di benedizioni e fecondità che scende copiosa sulla loro famiglia religiosa.
Monica
Partecipare alla giornata del 6 giugno è stata per me una bella occasione per conoscere meglio le suore della Sacra Famiglia, la loro storia e il loro instancabile impegno a manifestare l’Amore di Dio verso tutti ed, in particolare, verso i giovani e le persone in condizioni di svantaggio, in Romagna e in altri paesi del mondo.
Veramente tanti sono i progetti di bene in cui le Suore sono impegnate e tanti i messaggi che veicolano con le loro vite.
La storia della madre Fondatrice, Suor Teresa Lega, mi ha particolarmente colpito.
Come è successo a diversi Santi, lei ha ricevuto una vocazione nella vocazione, ha vissuto due vite: la prima come suora di Clausura, la seconda come suora nel mondo.
Ha avuto la pazienza di aspettare tanti tanti anni prima di avere il permesso di uscire dal monastero per dedicarsi alla cura di giovani senza famiglia.
Aveva 57 anni, quando ha avuto il via libera. Un’età quasi da pensione che può portare a volte a smettere di avere sogni e di fare una vita attiva. Invece lei non si è mai arresa, non ha mai mollato e in età avanzata ha avuto l’energia e la forza di realizzare tanti gesti di cura e di spargere semi che portano frutto ancora oggi.
Un bellissimo esempio per tutti!
E’ sempre tempo per vivere una vita nell’Amore, non ci sono limiti di età!
Mariagiovanna