7. Maria, donna del silenzio

Fratelli tutti – Capitolo sesto: Dialogo e amicizia sociale (198-224)

Chi è dunque costui? Si chiedono i discepoli. Sono i suoi discepoli ma ancora non lo conoscono. Sono in cammino … molte traversate dovranno ancora fare, come noi, per arrivare a capire, toccare qualcosa di questo Maestro, che è molto di più di un maestro.

In fondo papa Francesco cerca di farci passare all’altra riva: da un mondo che sta andando alla deriva ad un mondo di fratelli, un mondo che corrisponda alla sua vocazione originaria, un luogo che accolga la vita e generi vita. La traversata, per i discepoli di Gesù, avviene utilizzando una barca. Questa barca è immagine della Chiesa, lo sappiamo. La barca che il papa ci invita ad utilizzare, in un certo senso per passare all’altra riva che è quello della fraternità e della amicizia sociale, è quella del dialogo. “Per incontrarci e aiutarci a vicenda abbiamo bisogno di dialogare”. E il dialogo è molto più che parlare. Vale la pena ascoltare tutto il primo numero di questo sesto Capitolo della Fratelli tutti: “Avvicinarsi, esprimersi, ascoltarsi, guardarsi, conoscersi, provare a comprendersi, cercare punti di contatto, tutto questo si riassume nel verbo “dialogare”. Per incontrarci e aiutarci a vicenda abbiamo bisogno di dialogare. Non c’è bisogno di dire a che serve il dialogo. Mi basta pensare che cosa sarebbe il mondo senza il dialogo paziente di tante persone generose che hanno tenuto unite famiglie e comunità. Il dialogo perseverante e coraggioso non fa notizia come gli scontri e i conflitti, eppure aiuta discretamente il mondo a vivere meglio, molto più di quanto possiamo rendercene conto” (FT 198).

Eppure spesso noi confondiamo “il dialogo con qualcosa di molto diverso: un febbrile scambio di opinioni nelle reti sociali, molte volte orientato da un’informazione mediatica non sempre affidabile. Sono solo monologhi che procedono paralleli, forse imponendosi all’attenzione degli altri per i loro toni alti e aggressivi. Ma i monologhi non impegnano nessuno, a tal punto che i loro contenuti non di rado sono opportunistici e contraddittori” (FT 200).

“L’autentico dialogo sociale presuppone la capacità di rispettare il punto di vita dell’altro accettando la possibilità che contenga delle convinzioni o degli interessi legittimi” (FT 203). Questo vuol dire che nel dialogo prima viene il mettersi in ascolto e poi viene il dire la propria opinione, per esempio. Vuol dire anche non presumere di “avere la verità in tasca” ma di essere, tutti, in cammino verso la verità, e proprio nel dialogo, nella apertura all’altro, nel confronto franco e sincero, nella paziente tessitura di relazioni, nella riflessione su quanto ascoltato e nella meditazione attenta di quanto si esprime, si arriva a comprendere qualcosa di più della verità.

Nel dialogo non si guarda ai consensi, ma si cerca la verità. Allora io deve credere che ci sia una verità, che non sia tutto “relativo”. Qualche anno fa si cantava una canzone che ebbe molto successo … una sorta di tormentone: “Dipende, tutto dipende, da che punto guardi il mondo, tutto dipende”… c’è una verità che è ciò che risponde alla nostra realtà più profonda” (FT 207), è “la ricerca dei fondamenti più solidi che stanno alla base delle nostre scelte e delle nostre leggi” (FT 208). È “accettare che ci sono alcuni valori permanenti, benchè non sia sempre facile riconoscerli” (FT 211). E il dialogo, “in una società pluralista, è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale” (FT 211). Detto concretamente: ciò che è bene e ciò che è male non lo definiscono i like su you tube o sugli altri social. “I valori vanno al di là dei consensi” perché “li riconosciamo come valori che trascendono i nostri contesti e mai negoziabili” (FT 211). Il dialogo serve appunto per giungere alle “verità fondamentali che devono e dovranno sempre essere sostenute” (FT 211).

Il fondamento di queste verità è il Vangelo. Ma il fondamento di queste verità è iscritto in quel “profondamente umano” che c’è in ciascuno di noi. “Nella realtà stessa dell’essere umano e della società, nella loro natura intima, vi è una serie di strutture di base che sostengono il loro sviluppo e la loro sopravvivenza” (FT 212). Per questo è possibile un dialogo con tutti se c’è questa ricerca di verità. Per questo papa Francesco ha sottoscritto il DOCUMENTO SULLA FRATELLANZA UMANA PER LA PACE MONDIALE E LA CONVIVENZA COMUNE ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019, insieme al Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb.

Attenzione ai consensi. Abbiamo già visto tante volte nella storia quanti drammi si sono consumati appoggiandosi sui consensi. A “maggioranza” sono stati votati e approvati provvedimenti contro l’uomo e la sua verità e non è il consenso che li possa rendere corrispondenti alla verità dell’uomo. “Già abbiamo in abbondanza prove di tutto il bene che siamo capaci di compiere, però, al tempo stesso, dobbiamo riconoscere la capacità di distruzione che c’è in noi” (FT 209).

Si tratta, anche qui, di assumere uno stile di vita fondato sul dialogo, sull’apertura, sull’incontro con l’altro. Anche papa Francesco cita una canzone popolare brasiliana che dice: “La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita”. A me viene in mente un nostro detto romagnolo: “Duc us magna us ragna”. Questo stile di vita fa più ricca la nostra vita perché ci fa cogliere la realtà nelle sue molteplici sfaccettature, nelle sue mille sfumature. “Da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno e superfluo.

Ciò implica includere le periferie. Chi vive in esse ha un altro punto di vista, vede aspetti della realtà che non si riconoscono dai centri di potere dove si prendono le decisioni più determinanti” (FT 215).

La capacità di dialogare non si improvvisa. Non per niente si usa l’espressione: “Tessere dialoghi”. Chi ha usato i telai sa che per tessere ci vuole tempo, filo dopo filo, intreccio dopo intreccio, nodo dopo nodo. “Integrare le realtà diverse è molto […] difficile e lento, eppure è la garanzia di una pace reale e solida” (FT 217). Qualche anno fa la nostra famiglia religiosa ha deciso di aprire una presenza in Africa, in Mozambico. Un paese sconosciuto, una cultura lontana … quanto tempo, quanto dialogo, quanta pazienza per conoscere qualcosa, per comprendere, per entrare in quella realtà con rispetto. Quanti valori in quella storia, in quella terra, in quei volti. Che vanno rispettati. Quanta sofferenza, quanto sfruttamento, quanta dignità calpestata. Lo stesso era accaduto qualche anno prima con la nostra presenza in America Latina. Ci vuole rispetto, ci vuole attenzione. Ci vuole umiltà. Il rischio di essere dei “colonizzatori” è sempre in agguato.

Papa Francesco ci mette in guardia dalla tentazione che sempre abbiamo, in tutti campi, del tutto e subito. “Quello che conta è avviare processi di incontro, processi che possano costruire un popolo capace di raccogliere le differenze”. E per farci capire che questi processi sono lunghi, che ci vogliono generazioni perché cambi qualcosa ammonisce: “Armiamo i nostri figli con le armi del dialogo! Insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro” (FT 217). Una battaglia che dobbiamo aver combattuto noi prima di loro, senza stancarci.

Imploriamo da Dio, per l’intercessione della Vergine, il dono della pace. Maria è donna del dialogo, a partire dalla capacità di accogliere l’altro nella sua diversità. Anche Gesù, probabilmente, non era quel figlio che aveva pensato. Anche lei ha dovuto attraversare le incomprensioni, le fatiche, il dolore di non capire sempre tutto. E ha ricevuto da Gesù figli che non aveva previsto. Nella traversata della vita, in mezzo alle tempeste, nelle difficoltà di comprendere l’altro, negli incontri e negli sconti che la vita ci riserva, chiediamo a lei, vergine del silenzio, la stessa capacità di aprirci all’altro nella disponibilità che solo l’amore dona al cuore. Nella comune ricerca di quella verità che è il fondamento non solo della nostra esistenza di credenti, ma dell’esistenza di ogni uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio.

 Maria, donna del silenzio, prega per noi