1. Maria, donna senza confini
Fratelli Tutti – Introduzione (nn 1-8)
Oggi celebriamo la Domenica della Parola di Dio, istituita da Papa Francesco nel 2019. Tutte le domeniche noi ascoltiamo la Parola … ma una domenica, questa terza domenica del tempo ordinario siamo invitati a porvi particolare attenzione. Il Signore è in mezzo a noi e ci parla e ci nutre. Abbiamo bisogno di richiamarci sempre questa certezza. Questa giornata non è una volta l’anno ma una volta per tutto l’anno, ci ricordano i nostri vescovi.
Oggi l’invito che ci viene dalla Parola ascoltata è quello della conversione e della sequela. “Venite dietro a me…”. Senza voler forzare il senso del brano evangelico, potremmo dire che Gesù chiama uomini e donne a seguirlo per farli diventare fratelli. Questa è la conversione alla quale siamo chiamati. Dal “mare” della vita” Gesù fa nascere uomini che sappiamo vivere da fratelli. Non più solo fratello di … sorella di … ma “sogniamo un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!” (FT 8)
In questa novena della Madonna del Fuoco siamo invitati a metterci in ascolto della parola di Papa Francesco che ci ha consegnato, il 3 ottobre scorso, la sua terza enciclica: “Fratelli tutti”.
Francesco aveva iniziato il suo pontificato, otto anni fa, con due gesti che già preparavano, in qualche modo, questa enciclica. Il titolo di questa enciclica è presa dagli scritti di San Francesco. E noi sappiamo che il nome da papa il cardinale Bergoglio lo ha preso proprio da Francesco, il Santo di Assisi.
E sappiamo bene che lo ha fatto, così lui stesso ha raccontato, perché il suo amico. il cardinale Claudio Hummes, nell’abbracciarlo gli sussurrò: “Non dimenticarti dei poveri”. Quella parola gli è entrata nel cuore: poveri … insieme immediatamente ad un’altra: guerra. Povertà e guerra sono i due flagelli che, ovunque, affliggono questa nostra umanità. E perciò San Francesco, uomo povero e di pace, non poteva non essere il suo nome da pontefice: un nome e un programma di vita.
E poi, affacciandosi su piazza San Pietro, ha pronunciato, fra le altre, le seguenti parole: “E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza.” (Primo saluto del Santo Padre). Era il 13 marzo del 2013. Con questa enciclica, “Fratelli Tutti”, sembra dare compimento al suo magistero, includendolo in questi due elementi.
Il titolo di questo documento è tratto proprio dagli scritti di San Francesco come tra l’altro aveva già fatto con la precedente enciclica, la Laudato sii. Non si tratta evidentemente solo di slogan, ma di contenuti, di sostanza cui Papa Francesco fa riferimento. La fraternità appunto.
Questo testo è stato firmato proprio sull’altare della cripta di Assisi, di fronte alla tomba del Santo, guardando in faccio il Santo, che ad Assisi è sepolto circondato dai suoi primi compagni: potremmo quasi definirla una tomba “comunitaria”, un santuario della fraternità (sono Fra Masseo, Frate Leone, Frate Rufino, Fra Angelo Tancredi), in quella Assisi che già San Giovanni Paolo II aveva definito “altare e cattedra di pace”.
Anche per questo pontefice Assisi e la testimonianza di San Francesco sono stati un punto di riferimento costante. Appena 18 giorni dopo la usa elezione vi fece visita. Era il 5 novembre del 1978. E questo Santo Papa così pregò sulla tomba del Santo, Patrono d’Italia:
“Tu, che hai tanto avvicinato il Cristo alla tua epoca, aiutaci ad avvicinare Cristo alla nostra epoca,
ai nostri difficili e critici tempi. Aiutaci!
Questi tempi attendono Cristo con grandissima ansia, benché molti uomini della nostra epoca
non se ne rendano conto”.
Ecco allora, un riferimento a San Francesco non casuale, ma profondamente inserito e radicato nel cammino della Chiesa.
E poi il tema, il cuore di questa enciclica: la “fratellanza” e la “fraternità”, ben espresso nel sottotitolo, “la fraternità e l’amicizia sociale”. A questo tema papa Francesco ha dedicato le sue prime parole e tanti interventi del suo pontificato. Al n. 5 della FT leggiamo: “Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni. Negli ultimi anni ho fatto riferimento ad esse più volte e in diversi luoghi. Ho voluto raccogliere in questa Enciclica molti di tali interventi collocandoli in un contesto più ampio di riflessione”.
Questo testo rappresenta la terza enciclica firmata da Papa Francesco. La prima, la “Lumen Fidei”, enciclica sulla fede, che segna il passaggio con il pontificato di papa Benedetto; la seconda è la “Laudato sìì”, enciclica sulla cura della casa comune, ed ora la “Fratelli tutti”, enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale. Se volessimo vedervi una sorta di costruzione diremmo che la prima pone le fondamenta, la fede che è foriera di pace perché “la luce della fede è in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune” (LF n. 51). La seconda innalza le colonne: il rispetto per il creato, perché, come vi leggiamo proprio nel suo inizio, “niente di questo mondo ci risulta indifferente” (LS n. 3). Ecco perché, in ragione della nostra fede, noi possiamo e dobbiamo mettere in discussione i sistemi iniqui che stanno avvelenando il nostro mondo e proporre un nuovo modello che nel testo dell’enciclica appare più volte: quello di una “ecologia integrale”. La terza pone il necessario completamento: la fratellanza che “diventa solidarietà per i più poveri, perché nessuno rimanga indietro, perché nessuno rimanga solo” (fra Enzo Fortunato).
Ecco così delineato un modello di uomo: l’uomo della fede e della pace, l’uomo riconciliato con i fratelli e con tutto il creato, l’uomo della solidarietà, della fratellanza universale e dell’amicizia sociale.
Il titolo di questa enciclica è tratto proprio da una espressione che San Francesco utilizza in uno dei suoi scritti, le Ammonizioni. Si tratta di un testo che contiene delle esortazioni che San Francesco rivolge ai suoi primi compagni ma che assumono un valore universale. Il testo citato da papa Francesco è il seguente: “Guardiamo con attenzione fratelli tutti, il buon pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce” (FF 155). Dunque un richiamo, da parte di San Francesco ad imitare Cristo, il buon pastore, che dà la sua vita per i fratelli. È qui che si fonda la fraternità cioè un modo di vivere che abbia il “sapore del Vangelo” (FT 1): essere disposti ad “un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio”. Amare l’altro quando è lontano quanto se fosse accanto … questo ci rende fratelli. Dunque non è una condizione previa, ma il frutto di un cammino, una beatitudine da costruire. E l’enciclica allora è un percorso per diventare fratelli.
Un percorso che, anche se brevemente, cercheremo di fare insieme, mentre invochiamo Maria, nostra sorella nella fede. Noi la invochiamo spessissimo come Madre … qui a Forlì con il titolo di Madonna del fuoco, per la storia legata a questa immagine. Ma potremmo proprio invocarla come sorella; sorella perché donna senza confini. È così che la vogliamo sentire, in questo nostro cammino: vicina, invocata, attenta verso tutti. Lasciamo che sia lei a prenderci per mano e a condurci oltre i confini nei quali a volte rischiamo di rinchiuderci: quelli della nostra mente, quelli della nostra famiglia, quelli della nostra comunità, quelli del nostro paese, persino, a volte, quelli della Chiesa. Questi confini diventano un limite al “diventare fratelli”. Abitiamo invece tutti questi spazi facendoli diventare occasioni per allenarci a superare questi confini, mossi dal desiderio di oltrepassarli tutti, perché fratelli, sorelle, si diventa alla sequela di Cristo, se saremo capaci di abbracciare il lontano come se fosse vicino, e abbracciare, nel vicino, fino all’ultimo uomo che esiste sulla faccia della terra.
Allora invochiamo insieme: Maria, donna senza confini, prega per noi.