CIAO SUOR MARTA!
Il libro della vita di suor Marta è composto di diversi capitoli.
Quello della famiglia: la famiglia Ventrucci, dove è nata nel febbraio del 1948.
Ultima di cinque fratelli, mai dimenticati, sempre coinvolti nelle sue scelte, sempre presenti nel suo cuore e nelle sue preghiere.
La sua consacrazione
Suor Marta è stata accolta nella nostra famiglia religiosa il 12 settembre del 1969.
Il 31 dicembre del 1972, festa della Sacra Famiglia, ha emesso la prima professione; nel 1979 la professione perpetua.
Da subito è emerso il tratto tipico di suor Marta: la ricerca e lo sperimentarsi. Questo l’ha portata a vivere i primi anni della sua Consacrazione, dedicati alla formazione e allo studio, tra la fraternità di Roma, Cesena e Firenze.
Dopo una prima esperienza missionaria di alcuni mesi in Colombia, a Duitama, in preparazione alla professione perpetua, viene trasferita a Modigliana e poi a Tossino, dove l’Istituto si stava sperimentando nella vita di una casa famiglia.
Nel 1988 viene chiesto a suor Marta di svolgere il servizio della formazione delle giovani suore a Bogotà, in Colombia, e prontamente riparte. Nel 1992 vive poi una nuova esperienza missionaria in Venezuela, per alcuni mesi.
Rientrata a Cesena inizia l’esperienza dell’insegnamento della religione nelle scuole medie.
Nel 1999 le viene chiesto di tornare a Roma per l’animazione della fraternità nel tempo del grande giubileo del 2000.
Nel 2003 entra a far parte della fraternità della casa famiglia di Rocca S. Casciano che lascerà per due anni, dal 2010 al 2012 per vivere a Capocolle. In questo periodo le è stato chiesto di organizzare le celebrazioni in occasione del centenario della presenza delle Suore della Sacra Famiglia a Brisighella.
Ritornata a Rocca S. Casciano, vi rimane fino allo scorso marzo, quando le sue condizioni di salute hanno iniziato ad aggravarsi.
Suor Marta ha vissuto la sua consacrazione sempre in ricerca, sempre spinta dal desiderio di conoscere più a fondo e di comprendere sempre meglio quanto la Chiesa indicava e donava, sempre con la necessità, l’urgenza di trovare un modo ed una maniera con cui rispondere e corrispondere più pienamente all’amore del Signore.
Le esperienze missionarie
In diversi momenti ha avuto modo di vivere la missione ad gentes. In Colombia, nell’ambito della formazione; in Venezuela per alcuni mesi, ed in Mozambico dove è si è fermata per sei mesi.
Una bella ed importante esperienza missionaria per suor Marta è stata l’animazione dell’Ufficio Missionario Diocesano, servizio che ha svolto con passione, con dedizione e amore nonostante fin da subito si fosse affacciata nella sua vita il mistero della malattia. Ha coinvolto, animato, attivato collaborazioni. Tutti si sentivano importanti e capaci di dare il loro contributo. Dovunque si trovasse a vivere, il mondo abitava il suo cuore.
La malattia
Lentamente nella vita di suor Marta è entrata la malattia, un mieloma, che con il trascorre del tempo si è fatto sempre più spazio, è diventato più aggressivo, si è preso sempre più energie. Tanti i tempi di chemioterapie, l’esperienza del trapianto e alla fine la sperimentazione di nuovi farmaci.
Forte è stata la sua lotta, sempre attiva, sempre con la necessità di comprendere cosa le stava succedendo e come avrebbe potuto rispondere nel modo migliore.
Il combattimento fisico era sempre accompagnato dalla lotta spirituale, dalla necessità di sentire, trovare, vivere tutto insieme al suo Signore.
Non si è mai arresa. Sapeva di non poter guarire ma ha sempre guardato con speranza il futuro confidando anche nella più piccola possibilità di miglioramento.
Gli ultimi sei mesi
Il tempo in cui la malattia ha iniziato ad essere più esigente ed aggressiva, mostrando il suo artiglio più pungente, Marta è stata chiamata a vivere un ulteriore sfida: quella dell’umiliazione. Un corpo reso umile perché bisognoso di tutto.
È un capitolo relativamente breve, ma reso importante dalla docilità e dall’abbandono che suor Marta ha saputo vivere sempre di più, fidandosi e affidandosi, cogliendo fino in fondo la sfida bella della fraternità.
Si può essere missionari da un letto di malattia? Sì. Quando si custodisce il desiderio di conoscere, di sapere, di chiedere, di ascoltare, di desiderare e di sognare, di essere comunque e sempre in comunione.
Sono stati mesi importanti.
Importanti e belli.
Carissima suor Marta, ora possiamo dirci che non ce lo aspettavamo.
Ora non sappiamo più distinguere se siamo state noi ad aiutarti o se tu hai aiutato noi, sappiamo che
è stata una grazia che ha allargato i nostri cuori, che ci ha fatto sperimentare, una volta di più, che
“è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.” (Antoine de Saint-Exupéry).
Ed ora suor Marta, l’ultimo capitolo del libro della tua vita, quello che hai iniziato a scrivere nella mattinata di giovedì.
Ci hai salutate con serenità ed abbandono, ci hai stretto la mano mentre sorella morte ha portato via il tuo respiro consegnandolo alle mani grandi del Signore, al cuore amante del tuo Sposo.
Siamo certe che stai già scrivendo nuove e più belle parole.
Le risposte alle domande esigenti e forti che sempre hanno abitato il tuo animo, non sono più lontane.
La contemplazione piena e profonda del volto di Gesù, che sempre hai cercato, ora si sta compiendo.
La possibilità di capire, comprendere e rispondere all’Amore con amore, che sempre hai desiderato, ora ti appresti a viverlo nella pienezza.
Ora suor Marta ricordati di noi, che continuiamo a cercare risposte,
che continuiamo a desiderare la pienezza del volto di Dio.
Stai più vicina alle tue famiglie, alla famiglia Ventrucci, alla Sacra Famiglia, e alle tante persone che in questi giorni ci hanno scritto o chiamato, dei tanti che oggi sono qui a vivere questa celebrazione Eucaristica con te e per te.
Rimani vicina e non smettere di incoraggiarci, di spingerci alla ricerca del Bene grande che è Gesù, alla ricerca di modi nuovi, sempre più autentici per continuare ad annunciare il bene grande che è l’amore di Dio.
E con le parole del cantico dell’Apocalisse che ogni domenica hai pregato nei vespri e che, ne siamo certe, ora stai vivendo, ti affidiamo alla misericordia del Signore: “Sono giunte le nozze dell’Agnello, la sua sposa si è preparata” (Ap 19,7).