“TUTTO UN ESERCIZIO DI AFFETTO”. Suor Vincenza

Gesù mi piace!

Mi piace!

Me lo vedo questo giovane a Nazareth; la sua mansuetudine, la bellezza divina che rivelava il suo volto. Immagino come lo ammiravano e lo invidiavano.

Mi piace perché vedo che Lui ha uno sguardo che non mi perde di vista nonostante tutto!

Non mi ha perso mai di vista in questi 98 anni.

Poi immagino Pietro e mi fa una grande simpatia, perché lo vedo rozzo nel suo essere e, così fine nei suoi sentimenti per Gesù.

Nelle sue lettere Pietro manifesta attenzioni che altri non hanno, ha dell’affetto fine e grande con Gesù.

E poi Gesù mi piace anche perché è anche capace di indignarsi. Lo fa addirittura due volte.

E nel tempio, a scacciare con le cordicelle la gente che fa mercato e si indigna quando gli allontanano i bambini. 

In tanti anni di vita consacrata, il servizio che ricordo con affetto (ma forse perché l’ho fatto con affetto), è stato la formazione, quando aiutavo Suor Desideria in noviziato.

Ricordo le novizie che venivano con i loro problemi, desideri, le loro “battaglie”; era tutto un esercizio di affetto e anche ora, alla mia bella età, continuo a prendermi cura delle “battaglie” delle sorelle, ancora le porto nel cuore e lo faccio con affetto.

Invece il servizio che ho svolto per maggior tempo, 18 anni, è stata la guida del Pensionato “Sacra Famiglia” a Brisighella, dedita alla cura delle suore anziane, alle anziane ospiti nei momenti più difficili della loro vita.

Un servizio portato avanti con tanta attenzione per chi viveva un momento importante della vita, la fragilità dell’anzianità.

UN CLIMA FAMILIARE. Suor Teresina

Anche se ho 90 anni e tanti problemi di memoria, ricordo ancora molto bene quando a 9 anni sono andata in orfanotrofio a Matelica. Era piccolo, con poche bambine e mi sono trovata bene per il clima familiare.

Lì ho conosciuto le suore della Sacra Famiglia.

Sembra che la malattia abbia guidato i passi della mia consacrazione.

Avevo terminato di frequentare la scuola di infermiera ed il corso di ostetricia ed ero oramai pronta per partire per le missioni ma improvvisamente è arrivata la visita di un carcinoma.

L’itinerario è cambiato, dopo la cura e la guarigione sono emersi problemi cardiaci e così ho trascorso la mia vita a Firenze e a Roma, nei pensionati universitari.

Ho cercato di accogliere le ragazze con la stessa attenzione e cura con cui avrei svolto altri servizi in altri luoghi della terra e, ne sono stata felice. In tanti modi, piccoli e semplici ho cercato di gettare i semi della presenza bella del Signore nella vita e nella storia delle ragazze che abbiamo accolto.

Era sempre un incontro importante, perché venivano da città lontane, per la prima volta si separavano dalla famiglia ed iniziavano la loro carriera universitaria. Accoglierle, ascoltarle, aspettarle sembrano gesti semplici, ma sono stati strumenti importanti di dono, di vicinanza e di incontro.

Ma per riuscire ad accogliere ed accompagnare bene le ragazze, ho sempre avuto la necessità di poter dedicare tempi prolungati alla preghiera.

Preghiera che mi ha fatto incontrare sempre di più la bellezza e la grandezza della misericordia del Signore.

Quando Gesù accoglie i peccatori, non li rimprovera, lui accoglie chi ha sbagliato e chi ha peccato.

Ecco la misericordia semplice e concreta del Signore.

Pietro sentiva il fascino di Gesù, ma si sentiva anche peccatore: “Signore allontanati da me perché sono peccatore!”. Ecco anche io sono peccatrice e me lo sento molto vicino e non voglio allontanarlo.

 “Venite a me voi tutti…” Sono le parole che sgorgano dal suo cuore pieno di amore, amore per noi.

Amore per me.

MARIA ASCOLTA SEMPRE!!! Suor Mattia

Il 2018, è stato un anno giubilare!!!
Ho potuto ringraziare il Signore per i 60 anni di consacrazione della mia vita.

L’inizio della mia vita non è stato semplice. La separazione dalla famiglia alcuni anni di collegio.

Successivamente poi l’incontro con le Suore della Sacra Famiglia.

Il desiderio della consacrazione in me era già vivo e forte, ma sono una persona introversa e timida e sentivo la necessità di un contesto accogliente, semplice, che mi accogliesse con la mia timidezza.

Dal secondo anno di noviziato, ho fatto esperienza di servizio nella cucina della fraternità e, “non sono più uscita”. Era un servizio che mi piaceva molto, e l’ho svolto sempre volentieri e con altre consorelle, in diverse fraternità, particolarmente numerose.

Era frequente poi che a suonare il campanello della cucina fossero diversi fratelli e sorelle che avevano necessità di portare a casa qualcosa da mangiare. Sapevano che potevano suonare e sapevano che qualcosa avrebbero ricevuto.

La nostra specialità, era il gelato fatto in casa, le sorelle lo chiedevano spesso, erano un po’ “golosette”.

Nel servire le sorelle, mi ha sempre fatto compagnia la figura di Maria.

Era tanto umile e piccola ed è diventata così grande nella fede. E poi, la mamma di Gesù, ascolta sempre, ascolta tutti.

Tanti sono i momenti in cui mi sono sentita ascoltata da Maria e, dalla misericordia di Gesù.

Se oggi posso guardare con gratitudine i 60 anni di consacrazione della vita al Signore, è perché la sua misericordia mi ha sempre sostenuta e accompagnata, mi ha mantenuta fedele e perseverante.

LODE A LUI SEMPRE! Suor Marta

I colori delle foglie negli alberi in autunno mi fanno impazzire di meraviglia, riflettono il sole, cambiano a seconda della coltivazione conclusa, risentono della posizione degli alberi a cui appartengono ed in mezzo ad alberi di sempreverdi.

Ammirando questo panorama alla finestra della mia stanza, penso alla mia vita di cristiana consacrata, alla mia vita di discepola di Gesù nella fraternità delle Suore Francescane della Sacra Famiglia.

“perché lo fai? aspetta” mi diceva mia mamma quando manifestai, a 20 anni, il mio desiderio- decisione di consacrarmi.

“Le mensilità da dodici diventeranno quindici, per il lavoro che stai facendo” le parole del mio capo …

Sono lontani ricordi che mi portano, oggi, superata la settantina, a leggere i segni della presenza di Dio nella mia risposta, che è continuata sempre “in frontiera”.

Sia per l’esperienza spirituale di incontro con Lui, che dei servizi apostolici a cui sono stata chiamata e mandata.

La mia vita? “Un ospedale da campo in trasferta” nei deserti delle situazioni, per il tempo in cui sono giunta alla fraternità e che sono poi continuati nel tempo.

Ognuno di noi è un mistero d’incroci di strade diverse, incontro di volti e di storie non sempre decifrabili.

Oggi, se dovessi racchiudermi in una parola, direi “Missione”, perché essa ha rappresentato lungo i vari servizi negli anni, la mia costante: dalla scuola, alla pastorale ordinaria nelle varie latitudini del mondo, alla tappa della malattia.

Se sto condividendo questo, è, per Grazia di Dio, e per dirla con Papa Francesco “io sono una Missione “.

Lode a Lui sempre !!!

LA FORZA DELLA CHIAMATA. Suor Laura

A quale fiore ti paragoneresti?

La Rosa: è bella da vedere e profumata, all’interno conserva tutta la sua fragranza, “l’ humor” poi man mano che passano i giorni si apre un po’ alla volta e dona il suo profumo alla vita.

Qual è il gesto di Gesù che ha toccato di più il tuo cuore?

Il gesto al cieco nato: Gesù gli tocca gli occhi e gli ridona la luce che per me è vita nuova.

Qual’ è il brano di Vangelo che più fa vibrare il tuo cuore?

Quando Gesù passa vicino a Matteo (tutto intento a fare il suo lavoro) gli dice: Seguimi! Ho sempre davanti agli occhi il quadro del Caravaggio dove Gesù gli punta il dito e con lo sguardo che parla e dice: Seguimi! Levi quasi dubbioso rivolge il dito contro di sé e un po’ incerto: Ma proprio io? E’ proprio qui la forza della chiamata!

Qual’ è il personaggio biblico che ti affascina?

Pietro perché nella sua spontaneità, irruente ma nello stesso tempo è docile, umile e riconosce i suoi limiti. “Tu lo sai Signore che ti amo”…. Quella sincerità che gli fa dire questo. E’ una bella figura.

Che cosa ti ha colpito delle suore della Sacra Famiglia quando le hai conosciute?

Fino a 16 anni non avevo mai conosciuto le suore. E nel momento che le conobbi mi ha colpito la dedizione e bontà con le bambine. Mi hanno assunto nel lavoro del laboratorio di cucito. Da Suor Serafina ho imparato l’amore a Gesù, l’amore alla Fondatrice, Madre Teresa, lei l’aveva conosciuta personalmente, mi raccontava molte cose della fondatrice e mi disse di pregarla per la mia scelta vocazionale.

Mi aveva dato una pagellina, con alcune preghiere e mentre ritornavo a casa la leggevo e pregavo.

Me la sono sentita tanto vicina, ricorrevo a lei spesso, era come una guida che non mi lasciava, fino al giorno del mio Si definitivo.

Qual è quel servizio nella famiglia religiosa che ricordi con più affetto e gioia?              

Sono stati i cinque anni vissuti in Colombia, perché mi sono trovata in mezzo a gente semplice e gioiosa. Ho vissuto questo: la gente ci apprezzava tanto in qualsiasi cosa facessimo, ho potuto esprimere tutta me stessa nella gioia e serenità.

LA MEDICINA MIRACOLOSA? UN GESTO DI AMORE. Suor Francesca

Il desiderio della consacrazione è rimasto nel mio cuore per diverso tempo.

La famiglia ed il contesto non dava la possibilità di realizzare questa mia scelta di vita fino a quando con molta decisione lasciai la famiglia.

Già da tempo era avvenuto l’incontro con le suore della Sacra Famiglia, un incontro che mi ha aiutata a fare una scelta chiara anche se traumatica per la famiglia di origine.

Il cammino formativo si è concluso con la scuola di infermeria. La cura dei malati è stato il servizio che sempre di più mi ha avvicinata all’amore del Signore.

Mi colpisce Gesù che è amore e da’ tutto il suo amore e la sua vita per il bene nostro.

Il lavoro di infermiera l’ho svolto prima in ospedale, poi in un piccolo ambulatorio in Colombia, a Duitama. Dopo il rientro dalla Colombia, nella cura delle sorelle più “grandi” della nostra famiglia.

Nel servizio a Duitama, ho lasciato un po’ del mio cuore.

Ho realizzato un ambulatorio per i più poveri, ho incontrato tanta gente e la potevo aiutare soprattutto grazie ai farmaci che arrivavano dall’Italia. Le medicine italiane erano “miracolose”.  Ricordo un episodio simpatico: avevo dato ad una signora alcune medicine arrivate dall’Italia e dopo un certo tempo quando la incontrai le chiesi come stava, mi rispose che le medicine le facevano bene ed erano efficaci, la curavano anche solo nel tenerle sul comodino.

Un altro episodio che mi ha toccato il cuore è stato trovare, un mattino vicino al cancello di casa, una bimba neonata con ancora il cordone ombelicale. Immaginate che tuffo al cuore ho avuto. Presi “quel fagottino” e lo portai in casa, dopo avergli dato i primi soccorsi e le prime cure ho chiamato i servizi sociali del posto.

E’ stata una bambina fortunata, ha avuto una famiglia buona, le vogliono molto bene.

Poi ha continuato a venirci a trovare, l’ho vista crescere e continuiamo ad essere una parte della sua famiglia.

Ora Giovanna Teresa è una bella ragazza, fidanzata, felice.

La cura del corpo dei fratelli e delle sorelle l’ho sempre considerato come una preghiera, perché il nostro corpo, è il “tabernacolo” della presenza del Signore in noi.

La presenza del Signore rende sacro il nostro corpo ed ogni cura ed attenzione è per la sacralità della vita delle persone.

Per questo una delle medicine che fa più guarigioni, è un gesto d’amore.

“AI PIEDI DI GESU”, BELLO RIMANERE IN QUESTO ATTEGGIAMENTO! Suor Emilia

Qual è il gesto di Gesù che ha toccato di più il tuo cuore?

Quando Gesù da la Sua pace ai discepoli, “pace a voi” ai discepoli dopo la sua risurrezione.

Mi piace perché da la Sua Pace e questo dice tutto.

Qual è il brano di Vangelo che più fa vibrare il tuo cuore?

Maria (sorella di Marta) che sta ai piedi di Gesù in ascolto della Sua Parola perché è lì, ai Suoi piedi che si ascolta la Parola di Dio e questa è una cosa molto bella, rimanere in questo atteggiamento!

Qual è il personaggio biblico che ti affascina di più?

Samuele perché da piccolo, quando sente la chiamata di Dio e lui ancora non conosceva il Signore, va dal profeta Eli pensando fosse lui a chiamarlo…. la storia la sapete!! Comunque lui per 3 volte paziente e ubbidiente dopo essersi sentito chiamare va da Eli…. Mi colpisce la sua ubbidienza e calma.

Che cosa ti ha colpito delle suore della Sacra Famiglia quando le hai conosciute?

Provengo da una famiglia molto religiosa e ho cominciato a pregare fin da piccola. Ho conosciuto le suore quando mi preparavo per la Prima Comunione.  Poi il passo è stato breve… dopo la morte di mio padre ho iniziato il cammino della formazione.

Qual è quel servizio nella famiglia religiosa che ricordi con più affetto e gioia?

Soprattutto ricordo il pensionato a Ravenna, vi ho trascorso 39 anni e, sono stata molto bene.

Accompagnare, accudire gli anziani che non sono più autonomi, che non riescono a muoversi, mi tocca proprio il cuore, e li servo con cura e dedizione e quando posso e riesco, nonostante la mia età, 89 primavere, lo faccio tutt’ora, con le sorelle.

LE CORDE DEL CUORE E DELL’ANIMO. Suor Emanuela

A quale strumento musicale ti paragoneresti?

A un organo, perché mi tocca le corde dell’animo. Ha diverse voci, tonalità più acute e più gravi.

Il canto polifonico mi appassiona, mi commuovo.

Ricordo nella chiesina di Lourdes a Sappada (Dolomiti) dove si cantavano i canti alpini con i cori polifonici. Il canto “Signore delle cime” mi fa sciogliere, mi tocca le corde del cuore. Sono stata sempre nelle corali delle parrocchie nelle quali prestavo servizio o che conoscevo.

I servizi che mi hanno realizzato di più nella famiglia religiosa sono stati. La musica, l’insegnamento nella scuola e la catechesi.

Il canto che parla di me in maniera particolare: “Sono Grazie” (Gen verde)

Qual’ è il personaggio biblico che senti più vicino a te?

Samuele. La chiamata ripetuta. All’inizio non comprendeva, come è successo a me, poi alla fine ha risposto sì.

Un altro personaggio che mi affascina è Rut: una straniera che ha trovato accoglienza presso il paese di origine del marito. Lei nonostante avesse perduto tutti si è adattata a questa nuova realtà senza rimpiangere il passato, i suoi cari, lei si è “buttata” a rispondere con pienezza in questa nuova avventura.

Qual è il gesto di Gesù che ha toccato di più il tuo cuore?

L’imposizione delle mani sui bambini: “lasciate che i bambini vengano a me”, mi colpisce la tenerezza di Gesù, mentre tutto attorno c’è un contorno di chiasso e confusione.

Tu che leggi: In tutto questo avverti molte sensazioni di colori, di suoni, di emozioni, di pace e di armonia.

NON FERMARTI!!!

GRAZIE PER LA VITA! Suor Damiana

Il Signore mi ha raggiunta a Rocca S. Casciano.

Mi ha preso per mano in un momento doloroso della mia famiglia, segnato da povertà e malattia e mi ha condotta per tutto il mondo.

E’ riuscito a consacrarmi, a portarmi a Cesena facendomi sperimentare l’insegnamento ai bambini e poi, finalmente la partenza per l’America Latina, sono arrivata in Colombia nel 1972.

Dopo i primi anni a Cartago, scuola, parrocchia, incontro con le ragazze, sono stata a Duitama, un nuovo collegio.

Il Signore non si stanca mai di camminare e mi ha portata a Villavicencio, nuova presenza, centro educativo, tanti bambini e quindi tante famiglie, tante fatiche e molte gioie.

Il Signore, dopo 32 anni, ha di nuovo stretto la sua mano ed abbiamo ripreso il cammino.

La destinazione era nuova: Africa, Mozambico, la piccola Charre!

Si può ricominciare tutto a 65 anni? Si, quando Lui lo chiede, si può e ci si riesce.E poi, nel 2016 ho ripreso il cammino e sono tornata a Rocca S. Casciano, dove tutto era iniziato.

Quello che mi ha sempre guidata, è stata la tenerezza di Gesù per i bambini.

Vi colgo la semplicità, il sentimento e il cuore di Gesù.

Il gesto più delicato Gesù lo riserva ai bambini.

Valorizza la piccolezza e la semplicità, Lui il creatore dell’Universo.

In questo contesto prende ancor più forza la parola: “Beati i puri di cuore”. Gesù vede l’interno e il cuore delle persone, perché dal cuore nascono le ispirazioni buone.

Chi sono io?

Una creatura di Dio, che Dio ha sempre guidato in tutti i luoghi dove sono stata.

Lì ho trovato la Sua presenza nelle persone, nelle miserie o povertà, nelle speranze e nelle sfide. Nelle varie culture, nei vari luoghi ho visto come la persona trova sempre la maniera, l’espressione di adorare Dio.

Se incontrassi Gesù ora gli direi: Grazie per la vita! per la pazienza che hai avuto, per i doni che mi hai dato, per l’esperienza missionaria.

E lo ringrazio anche per quello che mi chiede di vivere ora, oramai sono “tornata a casa” e sto vivendo nella gratitudine per tutto quello che ho potuto vivere con Lui.

IL GERMOGLIO. Suor Claudia

Come figlia degna di nobili agricoltori ho imparato col tempo a leggere nella natura le meraviglie di Dio e una certa analogia con la mia vita.

Il seme caduto in terra quando incontra intorno a sé le condizioni favorevoli e trascorso il tempo necessario comincia a germogliare. Il seme ha in sé una potenza e una forza incredibile, e il germoglio così tenero e fragile ha la forza di rompere le zolle di terra, anche le più dure, per uscire alla luce, e di lì tutto il suo percorso fino a dare il suo frutto.

Così è stata la mia vocazione alla vita consacrata, ad appartenere a Dio in maniera tutta speciale.  Nata e cresciuta in una famiglia religiosa e numerosa (la 4° di 7 fratelli con nonni e zia per un totale di 12 persone) Direi che sin dall’ infanzia mi sono allenata alla vita comunitaria.

Le mura della parrocchia di Martorano hanno visto gli anni belli della mia infanzia e giovinezza. Poi gli anni passano, le sorelle più grandi si sposano e proprio in quegli anni ho cominciato a chiedermi seriamente cosa volevo fare della mia vita. Poi una serie di incontri: a capo di tutto Don Giorgio Zammarchi, che con la sua presenza semplice e testimonianza di uomo di preghiera, umile essenziale e carico di passione per i giovani, mi ha trasmesso questo amore per la parrocchia, e quello che ho ricevuto dalla parrocchia lo devo a lui; lo ha succeduto Don Gabriele Foschi;  poi suor Diana nel nostro gruppo e infine suor Lina. Tutta una serie di elementi questi per far sì che arrivino le condizioni favorevoli di cui accennavo prima mi hanno portato un po’ alla volta a focalizzare il mio sguardo e la mia attenzione su Gesù, alla Croce di Gesù, il perché Gesù era finito su quel “legno”!

Tutto questo mi ha scatenato una sana inquietudine dentro e ho cominciato a frequentare di più la Parola di Dio, Gesù Eucarestia e anche le suore della Sacra Famiglia che avevo conosciuto in parrocchia e che poi ho scelto, ma in realtà è Lui, il Signore che mi ha scelta per Amore e io ho solo risposto a questo Amore.

Iniziato il cammino di consacrazione, ricordo ancora che chiesi a Madre Laura se avevano missioni in Africa, lei mi rispose che no, erano presenti in Colombia, ma di non porre limiti alla Provvidenza, “chissà magari sarai proprio tu che aprirai una missione in Africa”. Fu proprio profetica!!!

Faccio un passo indietro: l’Africa, in realtà era quel seme gettato nel mio cuore già al tempo dell’infanzia, quando in quel tempo  P. Giorgio Biguzzi Missionario Saveriano, tornava dalla missione in Sierra Leone e a quei tempi si facevano riunioni familiari, in cui lui parlava della sua missione e proiettava le “antiche” diapositive. Tutte le zie e parenti seduti e noi piccoli per terra o sotto il tavolo. Non ricordo nulla di quello che disse allora, ma le immagini che proiettava e i suoi occhi carichi di passione e di amore per le persone e per quella terra sono un vivo ricordo nella mia mente, e che ha saputo trasmettere al mio cuore.

Quel seme, trascorso il tempo necessario è germogliato nel maggio 2006 in Mozambico grazie anche a P. Bruno Boschetti (Missionario Saveriano  anche lui)!!!