Camminando sulla terra Santa di Gesù…

            Camminare per le strade della terra resa Santa da Gesù, è come camminare tra i riflessi e le ombre della propria fede. Dal 16 al 23 novembre un gruppo di 44 persone ha aderito alla proposta dell’Ufficio diocesano Pellegrinaggi che con esperienza e sapienza ha organizzato questo cammino. Le motivazioni personali che ci hanno spinte ad andare, erano le più differenti ma il cammino ha portato ad una conoscenza e avvicinamento che ha generato semi di bene in tutti.

In questi 8 giorni ci è stato insegnato come guardare e leggere le pietre ed i sassi, come ascoltare le persone nella diversità della loro appartenenza nazionale e religiosa, a cogliere e comprendere come la storia sia stratificata e composta da una umanità che, nel trascorrere dei secoli cerca il sacro e la trascendenza, ma che troppo spesso pensa di trovarli nel potere e nella forza.

Abbiamo sperimentato come per ogni luogo c’è una parola, la parola di Dio che lo rende vivo ed importante.

Meraviglia e stupisce la diversità ambientale e naturale incontrata, le montagne aspre della piccola Nazareth, la pace del lago di Tiberiade, la dolce Tabga, la vita silenziosa delle pietre “parlanti” di Cafarnao, la quiete orante del monte delle beatitudini, l’altitudine lungimirante del monte Tabor, la maestosità del deserto di Giuda, le solide mura dell’amicizia di Betania, le rocce e le grotte di Betlemme, la spoliazione del monte degli ulivi, la tanta pietra luminosa e l’altezza di Gerusalemme.

E le mura, i muri, i vicoli ed i misteri di Gerusalemme. Il mistero della vita e dell’amore di Gesù. Una vita offerta per il bene dell’uomo che nel frattempo è impegnato a vivere e sopravvivere.

Quella di Gesù, una vita spesa a camminare sulla terra per dire all’uomo che ben conosce il suo cuore con fatiche e desideri, con limiti e speranze. Gesù che si è “svuotato” e per 30 anni ha chiesto all’uomo di insegnargli ad essere uomo. Per 3 anni ha poi detto all’uomo il suo amore per l’umanità. Questo abbiamo incontrato dentro e fuori le mura di Gerusalemme, nella piccolezza del cenacolo e, con una particolare intensità, nelle prigioni della casa di Caifa, custodite nel santuario di S. Pietro in Gallicantu e nel particolare affresco della Basilica del Getsemani. Ci è stato fatto notare come una traduzione della parola getsemani possa essere anche “frantoio” che, unito all’immagine di Gesù disteso sulla pietra, meglio fa comprendere come Gesù si sia offerto, come frutto maturo, per la spremitura.

Una ulteriore esperienza capace di farci sentire per un momento il mistero della vita di Gesù in Gerusalemme è stato il ripercorrere la via dolorosa.

L’abbiamo ripercorsa nella preghiera della via crucis in una mattina qualsiasi passando tra i negozi, le bancarelle, vicino alle scuole, i bar, i ristoranti e le normali attività di una città. Avevamo una croce grande, cantavamo, stavamo in gruppo ed il nostro cammino nei diversi vicoli, stradine e piazzette è avvenuto nella piena indifferenza di tutti. Probabilmente, la stessa che ha reso più faticoso il cammino di Gesù.

Quanto è sembrata pesante e tagliente l’indifferenza che potrebbe aver stretto Gesù!

Ma Gerusalemme, è la città della Resurrezione e l’ultimo dono che ci ha consegnato è che la Basilica del Santo Sepolcro custodisce dentro di sé il Calvario e il sepolcro vuoto, e concretamente ci fa vedere che la crocifissione e morte avviene a pochi metri dal luogo della Resurrezione.

Il Calvario non è un luogo isolato; il sepolcro vuoto, la resurrezione non è distante.

Belli sono stati gli aiuti che la guida ci ha offerto per comprendere meglio il valore del nostro pellegrinaggio, importanti i momenti di preghiera guidati da don Firmen e don Patrick per approfondire la sequela di Gesù, significativo lo scambio che con il passare del tempo è andato crescendo nel gruppo e che ha sciolto silenzi, ha accorciato le distanze tra noi, e ci ha permesso di camminare insieme sapendo che i tempi e le necessità erano differenti e che in questa diversità ci si poteva incontrare, accogliere e sostenere. In diversi momenti l’incontro è avvenuto anche nella gioia, nel divertimento, nella semplicità generosa.

Ringraziamo la Diocesi di Cesena Sarsina, Luciano e Graziella Veneri, don Firmen e don Patrick per averci offerto questa bella possibilità di pellegrinare nella spiritualità e nell’archeologia, nella parola di Dio e nel cuore della nostra storia, per averci portati al centro della nostra fede: Gesù ed i fratelli.